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MAESTRA NON HO FATTO I COMPITI PERCHE’ E’ MORTA MIA ZIA

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Ieri mentre festeggiavamo il compleanno di uno dei miei parenti stretti è arrivata una notizia triste.

“E’ morta la prozia!!”

Le reazioni a tavola.

Mia cugina:


L’altra mia cugina:

Mia zia:

Mia mamma vedendo che nessuno si disperava a tavola:

e fantasticando su vendette private durante il funerale:

L’altra mia zia pensando subito al dress code:


Io:

Della mia prozia ho un ricordo molto nitido. Era moderna.
Forse la più buona del gruppo.
Ultima di cinque figli, fu costretta a sposare il marito della sorella defunta, morta di parto.
Una tragedia.
Il vedovo rimasto solo con un bambino non sapeva cosa fare.

“Dai sposalo tu. Poverino non vedi come soffre. E poi ha già un figlio. Così non ingrassi”
“Ma io non lo amo?”
“Beh neanche noi”

Suo nipote diventò improvvisamente figliastro, una stepchild adoption del dopoguerra. Si usava così all’epoca, sistemare certe disgrazie con delle nozze combinate.
Dopo aver avuto due bambini però fu la mia prozia a rimanere vedova.
E che cazzo! Doveva aver pescato la pagliuzza più corta.
Dopo anni di lutto si maritò con lo zio Tonino, da cui ebbe altre tre figli.
Non guardavano mai la televisione?
Mia mamma adesso ha 300 cugini sparsi in tutta Italia.
Al funerale non capivo il grado di parentela dei presenti.

“Chi è quello?”
“E’ tua cugina di terzo grado”
“Mai vista…”
“E’ la figlia della sorella di tuo nonno avuta in seconde nozze”
“E quello?”
“Non ho gli occhiali, non ci vedo da lontano. Ma dovrebbe essere il figlio minore della sorella di tuo nonno”
“Cretina è la statua di San Luigi”
“Scemo blasfemo!”

Il funerale è stato noioso. Il prete, accompagnato da due chierichetti in sovrappeso, parlava a vanvera senza nessuna parola di conforto. Si vedeva benissimo che non conosceva nessuno.
Tre vecchie davanti a me cantavano a squarciagola, forse erano lì per riempire le prime file.
Tra le più eleganti c’erano mia zia e sua cugina e ovviamente mia madre. Tutte e tre in pelliccia.
La cosa più oltraggiosa che è successa durante la messa è stata quando mi si è rotto il bottone dell’impermeabile ed è caduto per terra. Ha fatto un rumore fastidioso che ha zittito per un attimo il prete.
E’ finito in mezzo alle gambe di un’anziana, che mi ha guardato come se fossi un maniaco quando ho cercato di farmi strada fra le sue autoreggenti.
Per il resto manco uno svenimento, un urlo. Non ci sono più le prefiche come una volta. Ormai i funerali dei miei parenti stanno diventando una noia mortale.
Le grandi assenti erano le sorellastre di mio nonno.
Scusate mi dicono dalla regia che una è morta.
Ripeto.
La grande assente era la sorellastra minore di mio nonno. Zitella, arpia e tirchia.
Tutti i nipoti non vedono l’ora che lasci questa terra per raggiungere il Padre in cielo. Perchè pare abbia un bel gruzzoletto in banca, che diviso fra tutti dovrebbe fruttare ad ognuno 4 Euro.
Ormai soffre di demenza senile. Alla notizia della morte della sua sorellastra pare abbia risposto con un “Mi compri dei Pavesini?”.
Siccome il funerale era in un piccolo paesino nella provincia di Como, siamo riusciti a fare anche il corteo senza intralciare il traffico.
A un certo punto il chierichetto cicciottello ha iniziato a perdere sangue da naso. Ma non è morto.
E’ stato soccorso dal nonno e portato a casa.
Uff! Neanche la scena splatter.
Qualcuno mi ha chiesto “Scriverai qualcosa?”
“Beh se ti spogli su una tomba e balli l’alligalli potresti darmi un buon argomento”
Ho percepito distanza e un po’ di freddezza fra i prenti.
Come nella politica durante i funerali si trama sotto l’altare. I sussurri non sono preghiere, ma pettegolezzi. Tranne mia mamma che ho dovuto prenderla a gomitate perchè urlava il padre nostro manco fosse a un karaoke. Ma lei ha questa forma di competizione in chiesa.
Mentre camminavo tra i fiori sentivo “Hai sentito che le ha rubato i soldi?” “Stronza non mi hai invitato al matrimonio di tuoi figlio” “Quello l’ho sempre aiutato e ora non si ricorda più” “Non ti fai mai vedere”.
Dovrebbero rivedere le esequie.  Sarebbe bello obbligare tutti a spendere una parola in ricordo del trapassato e a cucinare.
Ma la questione eredità è sempre un’ombra sul dolore di una perdita. Lo strappo dell’anima dura giusto il tempo della comunione, poi s’iniziano a strappare assegni. O a litigare! 😛
A Luglio ho un matrimonio. Se tutto va per il verso giusto scoppierà una rissa! :-)

“Ciao! Ti ricordi di me? E’ proprio vero che ci si vede solo ai matrimoni e ai funerali”
“Finchè sono i tuoi a me va bene!”

Il Portinaio

manga funerale


MAMAKITERU (La cosplayer che voleva vivere nel mondo di Junji Itō)

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Bravissima e di nicchia.
Mamakiteru è un’insolita cosplayer. Impersona solo mostri, fantasmi e vittime dei fumetti di Junji Itō.
Junji è un mangaka specializzato in storie horror. Tomie è la sua opera più famosa, da cui sono stati tratti otto film.
Mamakiteru è bravissima con il trucco. La sua specialità e replicare la pagina del fumetto con tanto di movimento ed espressione. Roba che Tale e Quale Show diventa subito festa di paese.
Guardare per credere. :-)

Qui sembra mia mamma quando dal parrucchiere chiede un taglio “sbarazzino”.

mamakiteru
Mia cugina dopo il botox.

mamakiteru
Idem come sopra.

mamakiteru

mamakiteru

Mia mamma fa sempre così quando pulisco il tavolo. Appare da dietro come una morta e indica dove c’è l’alone! 😛

mamakiteru
Poi questa è la fine che faccio io quando confondo l’anticalcare con il liquido delle lenti a contatto.

mamakiteru cosplayer

Questa assomiglia a mia zia quando mi vede al citofono il giorno di Natale.
“Maledetto ragazzino. Lo so che è venuto per avere i miei risparmi. Ora gli butto un vaso in testa. Non avrai il patrimonio di famiglia!!”

mamakiteru cosplayer
Infine la mia vicina di casa quando è stata beccata mentre buttava il vetro nel bidone della plastica.

mamakiteru
Io amo Mamakiteru. Seguitela su Twitter QUI.
E’ tutto.

Il Portinaio

CANTIAMO INSIEME (Liberi marò)

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Immaginatevi se domani tutti ci svegliassimo e le notizie al Telegiornale fossero cantate.
Sarebbe tutto meno stressante e la qualità della vita ci guadegnerebbe. Ma siccome non siamo in un film di Walt Disney e io non sono Elsa di Frozen, fatevene una ragione.
La vita è una merda. Almeno qualcuno dice così.
Come potremmo rendere giustizia e magari guadagnarci qualche soldino?
Perchè in tempi di crisi bisogna reinventarsi.
Ma se non sei un personaggio pubblico cosa puoi fare?
Scrivi una canzone e mettila in vendita su Itunes. Ma che abbia un tema sociale, non quelle boiate che cantano Il Volo o Valerio Scanu.
E siccome i personaggi bizzarri vengono a me come le mosche sulla popò, eccovi una storiella di due tipi creativi dallo spirito poliedrico e un gusto estetico opinabile.

Qualche giorno fa mi è arrivata una richiesta di amicizia su Facebook. Tendenzialmente io seguo il consiglio di mia cugina che la da a tutti, perchè dice che dopo si rischia di rimanere sole e l’unica cosa che puoi fare è usarla come carta vetrata per le porte.
Tale R.C. però non risponde alle mie domande.

“Chi sei?”
Nulla.

“Tranquillo volevo solo sapere il motivo della richiesta”
Nulla.

Io sono per il Network. Mi piace conoscere gente diversa da me, però che abbia la facoltà di parola.
Niente, nessuna risposta.
Ma la sorpresa è stata che tale R.C. mi ha cancellato senza nessun motivo.
Eppure non sono stato maleducato, volevo solo delle delucidazioni.
Ha fatto tutto lui.
La mia anima giapponese mi ha suggerito di lasciar perdere. Ma ahimè è intervenuto il Portinaio.
R.C. insieme a M.L. sono rispettivamente presidente e vicepresidente della cooperativa sociale Onlus InMente. (QUI il sito)
Le loro arrività sono rivolte a cantanti, attori e modelli. Pare abbiano fondato una radio e in giro su Youtube ci sono puntate random della loro trasmissione. Una specie di X-Factor dei poveri allestito con misere scenografie in qualche taverna di periferia.

Secondo Wikipedia una Cooperativa Sociale è un particolare tipo di società cooperativa. Le cooperative sociali gestiscono servizi socio-sanitari ed educativi, oppure attività di vario genere finalizzate all’inserimento nel mercato del lavoro di persone svantaggiate.

Ah! Ecco spiegato il motivo. I signori aiutano persone in condizioni d’inferiorità per inserirle nel mondo dello show biz. (Mi piace questa parola: show biz…devo usarla più spesso! 😛 )

Mimì e Cocò (nome di fantasia) hanno anche una piccola biografia sul sito (QUI). La cosa che non capisco è perchè non vengono mai citati i lavori. Tutto è vago.
Se hai girato alcuni corti e film, scrivi quali sono.
Se hai scritto alcuni romanzi, magari pubblica il titolo. Mi sbaglio?
Sennò vale tutto.
Comunque per non perdere il filo ecco la trasmissione che mi ha molto divertito, si chiama IncantoTv, fa il verso a cose già viste e loro sono agghindati come “Sabato al Circo”.
Non vi chiedo di guardarla tutta, ma almeno soffermatevi sui loro look e sulla la giuria che sembra formata da geometri del catasto annoiati senza arte né parte.

Infine ciliegina sulla torta, il motivo di questo post.
I versatili presidenti della Onlus sono anche degli stimati cantautori.
La loro canzone politically trash “Liberi Marò” vorrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato di fermo in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Non discuto sul caso dei due fucilieri che hanno sparato “accidentalmente” a due poveri pescatori. Però questo video sembra più un trailer di un porno. Senza offesa.

Nessumo pensa alle vittime.
E’ difficile non pestare una merda quando si parla di questo argomento, però bisognerebbe affrontarlo con una certa lucidità e competenza.
Guardare voi potrebbe invogliare Cicciolina a infilarsi un serpente ovunque per la causa del Family day. Oppure far scendere in piazza chihuahua contro la guerra in Siria. Magari per colpa vostra domani si risveglia Topo Gigio e gira un video per chiedere la verità sul caso Regeni.
E per finire la butto lì: Le Onlus, vantano un regime fiscale agevolato, perché non costituiscono l’esercizio di attività commerciali quindi non pagano le tasse sui guadagni derivanti dalle varie attività svolte, le onlus potranno beneficiare persino dei contributi derivanti dall’iscrizione alle liste del 5×1000, inoltre c’è la possibilità per privati ed enti commerciali, di fare donazioni ed usufruire di detrazioni, che crescono anno dopo anno: il 19% due anni fa, il 24% l’anno scorso e ora il 26%. (via Giuliacorsini.wordpress)

Il Portinaio

SE ADINOLFI APRISSE STARBUCKS IN ITALIA

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Pare che ormai sia questione di pochi mesi. Starbucks aprirà anche in Italia.
Ma siamo sicuri che nel paese dove risiedono il Papa e Adinolfi possa avere successo un bar che ha come logo una sirena a due pinne e che vende frappuccini alla vaniglia macchiati di caramello?
Nel frattempo sopra il simbolo che potrebbe mettere d’accordo quelli del Popolo della Famiglia.

Mentre qui sotto la vera storia di come è nato il marchio del famoso coffee shop.

Intanto a Torino qualche genio del male ha deciso di “punire” il direttore della Croce (Mario Adinolfi) usandolo come modello per una campagna D&G.

eau di nolfi
Il risultato sembra promuovere più un repellente che un profumo. 😛
E si sa, quello odia chiunque manifesti sessualità diversa dalla sua ed essere accostato a due stilisti di destra ed effemminati l’ha fatto innorvesire a morte.

adinolfi twitter
Mario, magna pure tranquillo, nessuno comprerà il tuo Eau di Nolfi tantomeno i frappuccini.

Il Portinaio

3.11 (Ricordami)

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E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose.
Nello scrivere seguendo i RICORDI come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia.
All’improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali.
Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio CORPO, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una MASSA fangosa.
Però, comunque siano ridotti, sono l’unica cosa che possiedo. Così continuo a scrivere tenendoli stretti, questi ricordi imperfetti che si fanno sempre più sbiaditi. Ma è l’unico modo che ho di mantenere la PROMESSA fatta a Naoko. E poi, più i ricordi di Naoko sbiadiscono DENTRO di me, più sento di capirla.
Oggi capisco anche la RAGIONE per cui mi pregò di non dimenticarmi di lei.
Naturalmente lo sapeva benissimo. Sapeva che PRIMA o poi in me il suo ricordo avrebbe cominciato a sbiadire. Ed è per questo che mi aveva PREGATO: “Non ti dimenticare mai di me. Ricordati sempre che sono esistita”

(Norwegian Wood – Haruki Murakami)

pray for japan
Per esempio, adesso che cammino attaccata forte a te, non ho nemmeno un po’ di PAURA.

Ogni parola in rosso è un link. Per non dimenticare.
Il Portinaio

MUORI UN ALTRO GIORNO Vol.2

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Ogni sei mesi circa mio padre fa un giro in ospedale. Ma a differenza delle mie parenti che ci vanno per fare il “refresh” alla faccia, lui si fa ricoverare per una quindicina di giorni in prognosi riservata.
L’abbiamo ribattezzato “uomo di ferro”. Qualsiasi cosa gli accada sopravvive. Dovrebbero dargli l’oscar, altro che quella mammoletta di Leonardo Di Caprio.
A questo giro gli è venuta un’anemia condita con insufficienza respiratoria, diabete alle stelle, pressione sotto i piedi e visioni di santi e madonne.
Scatta il bollino rosso in casa mia.
Prima cosa da fare accertarsi che il soggetto respiri, poi spostarlo in una stanza ordinata, passare l’aspirapolvere, verificare di nuovo lo stato vitale e infine attendere l’ambulanza.
Mentre mia mamma si muove come un’ossessa per la casa, io controllo il testamento e le misure del vestito. Perchè, mettiamo il caso che tiri le cuoia, non vorrei che durante il rosario lo vedessero con il pile verde della Decathlon. 😛
Mia madre dice che sono cinico e insensibile.

“Vuoi che tuo padre muoia?”
“E’ solo la madre certa”
“L’ho fatta la ceretta!”

Non capisce che voglio sdramatizzare. In più è diventata anche sorda!
In questi giorni passiamo allegramente le nostre giornate dandoci il cambio in reparto.
Siamo in ematologia.
Nel lettino di fianco a mio papà c’è un uomo agonizzante, nella camera di fianco una suora a cui è stata data l’estrema unzione. Lui è contento così può avere il telecomando tutto per sé e nessuno gli rompe i coglioni per il volume e per le trasmissioni che guarda.
Ieri, dopo aver bevuto un po’ di acqua gassata, ha tirato un rutto davanti all’infermiera.
Mia mamma è diventata tutta rossa.

“Mi scusi signora infermiera, ma mio marito non è abituato a bere l’acqua gassata”
“Non si preoccupi. Anzi beato lui! Io non sono capace di farli”
“Io invece sì. Anche a comando”

E via una piccola gara di rutti, che sommati alle scoregge del signore moribondo ricreava un piccolo Festival della Flautolenza.
Mia mamma è capace di dire l’alfabeto come questo qui sotto:

Meno male che poi sono io quello che non si preoccupa.
Il suo problema all’udito crea sempre imbarazzo ovunque.
Alla cassa del ristorante dell’ospedale è andata più o meno così.

“Buongiorno signorina vorrei due secondi, due contorni e dell’acqua”
“I contorni sono già compresi nei prezzi dei secondi”
“Allora mi metta del pane al posto del mio contorno”
“Signora prendendo un secondo ha diritto a un contorno”
“Ma io voglio il pane”

Abbiamo dovuto prendere una lavagna e spiegarle con uno schema semplificato il menù e i prezzi. Più un ripasso veloce delle tabelline a due cifre. 😛

“Perchè mi tratti come una scema?”
“Te lo spiego dopo. Chiama qualcuno perchè quello di fianco a tuo marito è morto”

Sguardo perplesso e poi piccolo sospiro.

“Vuol dire che la morte è passata e tuo padre sopravviverà”
“Questo sono le tue teorie da superstiziosa meridionale”
“Guarda che eredito io il patrimonio”
“E allora attenta, perchè alla morte piace fare il bis”
“Ti diseredo”
“Tranquilla sto vendendo tutto su Ebay!”

Infine i miei parenti.

Quella che pensa al fisico:

“So che hanno ricoverato tuo papà, come sta?”
“Ma insomma”
“Ma ora sta meglio?”
“Non lo so, sta facendo degli accertamenti”
“Comunque ieri sono andata ad una festa e c’erano dei miei amici invecchiatissimi. Io in confonto dimostro vent’anni di meno”

Quello anafettivo:

“Come stanno i tuoi?”
“L’altro ieri hanno ricoverato mio padre”
“Salutamelo”

La fatalista:

“Mi spiace per tuo papà, ma quando s’inizia è tutto in discesa”

A volte la morte dovrebbe fare tombola!

Il Portinaio

P.S. L’illustrazione a inizio post è di quel genio di Trevor Brown

skeletor

LA FAMIGLIA TRADIZIONALE NEI CARTONI ANIMATI (L’incubo di Adinolfi)

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Ieri Fabio Volo ha litigato di brutto con Mario Adinolfi. Secondo Wikipedia il più che burroso giornalista è anche un giocatore di poker, blogger e politico.
Da quando giocare a carte è diventato un mestiere? No perchè allora scrivo subito un profilo wikipedia per mia zia che è ossesisonata dal burraco e organizza crociere, avete capito bene, crociere in mare per pazze squinternate giocatrici di carte.
Ha partecipato anche a un campionato europeo vincendo una somma importante.
La discussione si è accesa per motivi un po’ futili.

Adinolfi sostiene che il film Kung Fu Panda 3 trasmetta un’idea distorta della famiglia e che dietro la trama ci sia lo zampino del “Gender”, che ormai è diventato un mostro e non più una teoria.
In Kung fu Panda il protagonista ha due padri. Uno biologico e uno adottivo. Per Mario non possono esistere.
A Fabio, doppiatore dell’orsetto bianco e nero, non è andata giù.
Io che sono complottista ho sentito puzza di piccola polemica marketing. Detto questo nei cartoni animati la famiglia tradizionale viene sempre “disegnata” malissimo.
Giusto un momerandum

Anna dai capelli rossi.
I suoi genitori muoino per una malattia infettiva (e non viene specificata quale). Viene data in affido alla vicina povera con il marito alcolizzato. Quest’ultimo muore sotto un treno dopo una bella bevuta. Anna viene quindi spedita in un’altra famiglia ancora più povera con otto figli e costretta a fare la baby sitter. Dopo la morte del secondo tutore viene spedita in orfanotrofio con l’accusa di portare sfiga. Alla fine viene adottata da due fratelli legati da sentimenti in odore d’incesto.

Pollon
Cresciuta da un genitore single con il monopolio della luce e del riscaldamento. Passa le sue giornate insieme a un bambino nudo. Chiamate gli assistenti sociali.

Evelyn
Praticamente venduta dai genitori a un amico che l’alleva in Africa come una scimmia. Sospetto traffico d’organi.

Hello Spank
Aika, la padrona del cane parlante, si trasferisce dallo zio gay (è evidente) e dalla prozia rompicoglioni.
Non si capisce perchè la madre vedova non può portarsela a Parigi. Egoisimo genitoriale.

Georgie
La peggiore di tutte. Adottata illegalmente, fa impazzire gli ormoni dei suoi fratelli. Il padre muore, la madre pure. Ma gli uccelli sono sempre duri! 😛

Lady Oscar
Il padre cresce la figlia come un maschio e poi si lamenta che rutta l’ave Maria.

Mila & Shiro
La mamma di Mila abbandona la figlia per seguire la carriere pallavolistica. Stronza!

Occhi di gatto
Tre ragazze orfane cercano invano il padre credendolo vivo. Piuttosto che farsi adottare da due genitori gay preferiscono rubare.

Peline
La protagonista scopre che il nonno aveva disconosciuto il padre che era scappato in India per sposarsi con un’autoctona. We are family! 😛

Peter Pan
Orfani debosciati con allergia al sapone, piuttosto che farsi adottare anche loro da famiglie arcobaleno preferiscono uccidre pirati. Antesignani dei Marò.

Ranma 1/2
Ranma diventa una femmina quando si bagna. Il padre un Panda. Forse ha ragione Adinoldi, i panda sono portatori di virus gender.

Remì
Rapito in fasce e poi abbandonato al suo destino viene trovato per strada da una coppia che lo vende come uno schiavo a un suonatore ambulante. #mainagioia

Piccoli problemi di cuore
Miki, ragazza dai capelli castani, rimane di merda quando scopre che i suoi genitori divorziano perchè hanno conosciuto una coppia di scambisti alle Hawaii. Per non destabilizzare i vicini decidono di vivere tutti sotto la stesso tetto. Famiglie allargate e un po’ pepperine.

Belle & Sébastien
Madre abbandona il figlio in fasce. Lui in età puberale decide di cercarla insieme a un cane e scopre che è una rom.
L’incubo di Salvini.

Bisognerebbe non dare più credito ad Adinolfi. Non invitarlo, non commentarlo.
L’abbandono è l’unico modo per non sentirlo più. Questo è il consiglio.
Perchè se dai forza a uno che non si muove di un millimetro non saprà altro che costruire muri.

Il Portinaio

La stella della Senna
Cresciuta da due fiorai, dopo la loro morte si traveste per spaventare avidi borghesi. Proletaria cosplayer! 😛

IL PIRATA GERARD

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“Figliolo dovresti venire a curare tuo padre”
“Perchè?”
“Perchè è tuo padre cretino! E io devo andare a lavorare”
“Quanto mi dai?”
“Un pacchetto di figurine degli Amici Cucciolotti”
“Arrivo subito!”

L’ospedale della mia città è gigantesco. E’ una delle opere pubbliche più importanti della Lombardia. Sembra un’aeroporto.
Non so perchè l’hanno costruito, ce l’avevamo già un ospedale, era un po’ fatiscente, ma bastava solo restrutturarlo un pochino e pulire meglio i pavimenti.
E invece hanno preferito spendere un sacco di soldi. Ora abbiamo lo spazio per far atterrare gli elicotteri, un ristorante, il parrucchiere, la farmacia, il giornalaio,  il negozio per gli infortunati e persino la lavenderia con le lavatrici Miele.
Ci sono tre macro aree chiamate A B e C. Dentro ci sono i vari reparti. Per arrivare ad A devi camminare per almeno 500 metri in un corridoio lunghissimo dove alle pareti ci sono appesi disegni di bambini, opere di artisti locali e pubblicità imbarazzanti di centri ayurvedici e consultori per antiabortiste.
La camera di mio padre è la 351, nel reparto A, terzo piano, medicina generale B, ematologia. E’ la penultima in fondo a sinistra. Se ti perdi so cazzi tuoi.
Il suo nuovo compagno di stanza è il signor Gino. Uomo ottuagenario con un naso che fa ombra e pieno di lividi.
E’ un rompicoglioni.

“Scusa giovare ragazzo non è che mi puoi aiutare a versare l’aranciata”
“Dov’è?”
“Mi è caduta per terra”

Cosa devo fare? Mica posso abbandonare un vecchietto assetato. Dopo aver pulito per terra sono andato a comprare una bottiglietta al bar.

“Mi puoi prendere la cannuccia?”
“Dov’è?”
“L’ho persa fra le lenzuola”

Non chiedetevi il perchè. Io ho fatto finta di essere un operatore socio assistenziale. Ho alzato le lenzuola e dove si era infilata quella maledetta? Proprio dietro lo scroto.
Intanto mio padre faceva avanti e indietro dal bagno, perchè la sera prima lo avevano imbottito di purghe di ogni genere.
Mia madre l’ha fatto apposta. Lo so. Per punirmi.

“Ragazzo non è che puoi raccogliermi la dentiera?”
“Dov’è?”
“Per terra!”

Come un’automa mi sono avvicinato a quelle gengive finte. Le ho raccolte con due dita e appoggiate nel bicchiere di plastica. Poi senza neanche lasciare un messaggio di addio, mi sono dato fuoco.

“Figliolo puoi venire in bagno?”
“Senti papà, il culo te lo puoi pulire da solo”
“No, mi si è staccato il catetere della flebo dalla mano”

stanza insanguinata

E’ che cazzo. Sembra che sia passata Amanda Knox!
E adesso? Se chiamo l’infermiera ci caccia subito in psichiatria, se lo viene a sapere mia madre dice che sono un irresponsabile.
Mi tocca pulire anche qui.
Armato di santa pazienza, ho preso tutti i rotoli di carta igienica e ho fatto finta di essere Hilary. Ve la ricordate? La prostagonista del cartone animato sulla ginnastica ritmica.
Che bello, il bagno improvvisamente era diventato una palestra, la carta per il culo un nastro rosso e il cesso il podio olimpico.
Ho preso un 8.2, 8.5 e 9.7


Poi entrata l’infermiera e mi ha sgridato.
Sono fuggito al bar e mentre fumavo una sigaretta ho scoperto questo pirla.
E’ Gerard il pirata. Commenta su Youtube i video più cliccati in cerca di ragazze vogliose. La notizia è ormai vecchia, ma lui imperterrito continua la sua caccia ancora adesso, senza aggiornare il suo profilo.
Che sia il compagno di stanza di mio padre?

Il Portinaio


7 ANNI CON IL PORTINAIO (The book is on the table)

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La mia età sul web mi permette ancora di dire e fare cazzate. Praticamente è come se facessi la seconda elementare.
Voglio festeggiare con voi i miei 7 anni con una storiella.
E’ tratta dal mio libro. Riuscirò a terminarlo quando i miei parenti smetteranno di morire o di ammalarsi. 😛
Buona lettura e tanti auguri!!!

 

La signora Morimoto Keiko è nata in una piccola città nella prefettura di Saitama.
La sua età è indefinibile. Il sabato dimostra appena quarant’anni e il lunedì sessanta.
E’ figlia unica.
Suo padre aveva un piccolo negozio nella stazione. Era una specie di drogheria, vendeva di tutto: ombrelli, sale, grasso per pulire le scarpe e persino i dolcetti con i fagioli rossi. E’ morto presto, lasciando sua moglie e la piccola Keiko in balia del dopo guerra.
Ma il Giappone, come racconta la storia, si risollevò economicamente quasi subito.
La madre di Keiko vendette il negozietto e si risposò quasi subito con un impiegato di banca. Riuscì così a fare una vita abbastanza agiata e permettersi una casa più grande.
Ma la bambina non era felice e non capiva perchè la madre avesse dimenticato il papà.
All’età di vent’anni Keiko diventò una ribelle, invece di restare a casa a cucinare preferiva uscire con i ragazzi. Non era ben vista in paese.
Sua madre non aveva pace. Le scelse un fidanzato, perché credeva che solo così avrebbe potuto fermare il suo carattere lascivo. Ma il giorno dell’ Omiai (colloquio formale a scopo matrimoniale) si fece venire un aneurisma cerebrale, lasciando la povera Keiko orfana.
Il patrigno non ci mise molto a svignarsela con i soldi e l’unico modo per Keiko di sopravvivere era sposare a 21 anni quel ragazzo con i denti grossi che rispondeva al nome di Gennosuke Matsumoto: un neo laureato in architettura che non riusciva ad avere rapporti con l’altro sesso perché pare avesse un alito mortale e quel cazzo di sorriso da ebete.
Keiko lasciò gli studi e senza neanche rendersene conto si ritrovò vestita di bianco. Non c’era sua madre a prepararla il giorno del matrimonio. C’era la zia, che prima di darla in pasto alla famiglia del marito le disse:

“Non permettere mai a nessuno di farti schiacciare, non cadere mai ai suoi piedi, metti al mondo dei figli perché sono gli unici che ti ameranno incondizionatamente e quando saranno grandi abbastanza per camminare da soli…fuggi”.

La zia di Keiko aveva ereditato qualche gruzzoletto alla morte del marito e dopo il matrimonio della nipote scappò negli Stati Uniti insieme a un marines conosciuto a Okinawa.

Keiko era veramente sola.
Cioè c’erano le cugine, ma se in Italia le vedi solo ai matrimoni e ai funerali, in Giappone praticamente è come se non esistessero.
Quando faceva l’amore con il marito girava la testa dall’altra parte. Lui non se ne accorgeva, perchè era già una fortuna accoppiarsi e quando accadeva preferiva concentrarsi su se stesso.
Mariko è nata per prima, l’anno dopo arrivò quello scemo di suo fratello Junichiro e per ultima la piccola Ayumi. Piccola perchè era veramente bassa.
Keiko aveva preso alla lettera la zia, ma non aveva mai avuto il coraggio di andarsene.
I suoi sentimenti rimasero congelati fino alla nascita della primogenita. L’ultimo rapporto sessuale avuto fu per il concepimento di Ayumi. Poi fu messo tutto sotto formalina, cuore, cervello e passera.
Non ci mise molto a capire che suo marito la tradiva. Costantemente.
Ma in Giappone si usa così. Lei sa, che io so, che noi sappiamo. Basta che davanti agli altri risultassero una famiglia perfetta.
Gennosuke decise di trasferirsi a Tokyo negli anni della grande bolla, perché aveva trovato lavoro in uno studio di architettura. Era il 1987, Mariko aveva dieci anni e ricorda solo che riceveva una bambola alla settimana. Suo padre prendeva percentuali speculando sulla vendita degli immobili che all’epoca avevano prezzi stratosferici.
La signora Keiko aveva dieci pellicce e un rubino vero.
Ma non era felice, perché a farle compagnia c’erano solo i tre figli e dei visoni morti.
Non aveva molte amiche, della zia si erano perse le tracce e non era più tornata sulla tomba dei suoi genitori.
Le piaceva curare il giardino. Chiese al marito di farle costruire un piccolo laghetto con le carpe Koi e di avere un ciliegio.
In primavera portava i figli sotto l’albero, facevano merenda con i mochi ripieni di azuki e sperava di morire improvvisamente come sua madre.
Non contenta sognava anche che i suoi figli affogassero nel laghetto e di reincarnarsi in un sasso solo per vedere suo marito contorcersi nel dolore. Ma poi sapeva che a lui non sarebbe importato molto se non del figlio maschio che stava venendo su tale e quale a lui, tranne per i denti, che fortunatamente erano dritti, a parte per quel canino destro sovrapposto sull’incisivo laterale.
Keiko era il bene e il male insieme, lo ying e lo yang.
Non voleva che i suoi figli soffrissero.
Non voleva veramente morire, ma se fosse accaduto avrebbe preferito qualcosa di catastrofico, tipo durante un terremoto o un incidente ferroviario.
Non sopportava l’idea di lasciare i suoi figli con quell’inutile uomo.  Per lui provava un sentimento di rispetto, ma solo per la carriera che aveva fatto. Non c’erano sorrisi nella sua vita.
Nonostante conducessero una vita da borghesi non erano mai usciti dall’Asia. Tranne una volta. Nel 1988 andarono alle Hawaii, perchè il padre era fan di Magnum P.I. ma nessuno apprezzò quella vacanza esotica. Cinque giorni di pioggia e di centri commerciali.
Ogni anno, durante la Golden Week,  andavano a Fukuoka, dal fratello di Gennosuke che aveva un ristorante di ramen e pare fosse una bravissima persona. Mariko lo ricorda come lo zio grasso che faceva sempre le facce buffe per farla ridere.
Non aveva avuto figli e i tre nipoti erano i suoi “adorati piccolini”, così li chiamava.
Quando ha saputo che Mariko si era sposata con me: straniero, italiano, senza lavoro, senza cerimonia, invito e abito nuziale,  aveva affilato tutti i coltelli e continuava a mandare mail con scritto “Quando vieni a trovarmi con tuo marito gaijin?”.
Keiko invece fu inondata da un senso di colpa. Il suo mestiere di madre aveva fallito, non era riuscita a trovare nessun uomo adatto alla figlia. Lo sapeva che non doveva mandarla in Europa dove sono tutti maniaci e con il naso grosso.
Ci aveva provato presentandole un certo Akihiro, il suo nome significava “Immensa gloria”, peccato si buttò sotto una metro il giorno del suo ventiduesimo compleanno perché era pressato dalla famiglia ad essere il numero uno in tutte le materie universitarie.
Daisuke, che il suo nome significava “Grande aiutante”, piuttosto che fidanzarsi preferì partire con una Onlus in Africa per aiutare i bambini orfani.
Gli ideogrammi di Hiroaki invece significavano “Luminosità diffusa”. Per mesi Mariko aspettò un bacio da lui, ma quello amava farsi i colpi di meches ai capelli e parlare di acconciature. Ora fa il parrucchiere a Nagoya insieme a un francese. Il loro centro di bellezza si chiama “Riccioli rosa”.
Keiko pensava che sua figlia avesse una maledizione, la portò pure al tempio a pescare quelle cavolo di pergamene e tutte le volte la solita sorte in amore: ”Sarai sfortunata”. Peccato che a scegliere la pergamena fosse sempre Keiko.
Nel 2000 Mariko si laureò alla Gedai, l’Università nazionale di arte e musica di Tokyo, con una specializzazione in conservazione del patrimonio nazionale.
Lei voleva solo un regalo: un viaggio in Italia, perché amava la storia dell’impero romano.

…continua

Il Portinaio

 

 

IL B&B DEI BURATTINI (La Fistinère)

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La mia amica Paola abita a Parigi in un quartiere molto bello: il marais
E’ super alternativo, ci sono un sacco di negozietti curiosi e brasserie. C’è persino Uniqlo il colosso giapponese della moda economica.
La mia amica Paola è molto gentile. Mi ha anche ospitato l’anno scorso a casa sua.
Vorrebbe che ritornassi in terra francese, ma non so perché mi ha consigliato un B&B inusuale. Io le ho risposto che preferirei risparmiare, ma lei ha insistito: “Guardalo ti prego”.
Poi ho capito che è una maniaca e vuole portarmi sulla via della perdizione.
Ma io sono un ragazzo integerrimo. Ho una mia moralità.
E non posso finire in gironi lussuriosi solo per compiacere expat che sognano di sodomizzarmi o peggio usarmi con uomo oggetto.

Il B&B La Fistinère è un luogo magico dove passare le vacanze in assoluto relax.
In un autentico casale del 17° secolo perderete la concezione del tempo e anche qualcos’altro.
Sperduta nella campagna francese di Assigny, paesello di 161 anime, questa chambre d’hôtes  è diventata una delle sue maggiori fonti economiche. Anche secondo Wikipedia: (Cliccate QUI)
L’unico monumento storico della città è lo Château de La Vallée, costruito nel 1582 e residenza privata della famiglia Loynes de Fumichon, poi c’è una chiesetta intitolata a San Saturnin e un fienile risalente al XV secolo.
E’ evidente che qui o si drogano pesante oppure vanno tutti a divertirsi alla Fistinère.
Il nostro B&B ha una bella piscina. L’uso del costume è opzionale, ma io ve lo consiglio, perché non si sa mai cosa possa succedere.
Lo so, sto tergiversando. Non oso dirvi che tipo di clientela frequenta questo posto.
Va bene…lo scrivo, ma prima puccio le mani nell’acqua santa.
Avete presente quelli che praticano il fist fucking. Ecco. Qui potranno stare sereni e lontano da occhi indiscreti.
La Fistinère è nata per ospitare dediti a questo esercizio. Sia maschi che femmine. L’importante è avere il pugno di ferro! 😛
Potete farlo quasi ovunque.
Nel grande giardino, dove però è consigliato di non urlare troppo visto che il vento può amplificare i vostri gemiti.
Nella cappella sconsacrata dove sono allestiti letti, amache e sedie fatte apposta per…come posso spiegarvelo senza essere volgare? Per l’introduzione di pollice indice medio anulare e mignolo nell’orifizio che un tempo serviva solo per espellere “fatti grossi”, mentre dopo la morte di Adamo & Eva è diventato anche centro sperimentale per piaceri di peccatori e donne birichine.
Tutti gli accessori sono forniti dal personale. Ci sono fruste, cinture di castità, catene, lubrificanti, maschere anti gas, mio mini pony e spero anche del Chilly rinfrescante.

I prezzi vanno da 85 euro per una notte a 535 per una settimana. Prolasso escluso.
Prima di prenotare però bisogna accettare un regolamento.

1) Si può fare sesso solo nelle aree create a tale scopo (Vietatissimo in cucina e in piscina)

2) Rispettare il partner. Se quello urla dal dolore perché lo state usando come il burattino Rockfeller forse sarete cacciati in malomodo.

3) In camera da letto si dorme e non si usano unguenti e altri oggetti che possano rovinare la stanza o mettere a rischio la vostra incolumità. Per esempio: dimentichi le palline anali e la mattina tutto assonato ci scivoli sopra. Moriresti sicuramente! Perché l’ambulanza ci metterà una vita ad arrivare.

4) Se perdete qualcosa o vi rubano gli accendini sono fatti vostri

5) Le auto devono essere chiuse e i tubi di scappamento non sono “quella cosa lì”.

6) La Fistinière è un etablishment privato, ma come per ogni luogo commerciale vige la legge francese. Quindi non ci sono bidet!

7) E’ vietato l’uso di droghe. Non fare i furbi che qui vi ispezionano ovunque.

8) Non dovete correre nudi al di fuori della proprietà e nemmeno urlare alla luna quando verrete deflorati.

Avete capito?
Ora potete cliccare QUI e prenotare.
Quanto alla mia amica, l’ho già bloccata da tutti i social e denunciata al partito della famiglia di Adinolfi! 😛

Il Portinaio

LA FESTA E’ FINITA

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Sono guarito.
Tutta la mia famigia era in uno stato catatonico.
Mio padre finalmente è uscito dall’ospedale. Ora è casa sano e salvo, ma soffre di nervo sciatico. Praticamente passa le sue giornate in piedi o sdraiato. Diventerà un cavallo entro l’estate.
Mia madre ha ancora male al dito del piede (QUI il motivo).
Io mi sono beccato l’influenza e uno stiramento del muscolo della spalla mentre giocavo a fare Mila & Shiro durante una partita di pallavolo.
A un certo punto ho pensato anche di farla finita. Un bel bicchiere di latte scaduto e una porzione di mozzarella con aflatossina prodotta dalla Ca.Bre di Verolanuova in provincia di Brescia e via…funerale formato famiglia e chi si è visto si è visto.
Poi ho pensato ai miei parenti. Tirchi come sono non avrebbero pagato il funerale e per sfregio ci avrebbero buttato in una fossa comune con i topi e i vermi.
Meglio vivere e sopportare.
Mia cugina è venuta a trovare mio padre una volta sola. E ci ha subito mostrato la sua nuova faccia.
A questo giro si è rifatta le orecchie.
Ridiamo! Ahahahahahahhah!

“Avevo i lobi troppo lunghi. Sembravano quelli delle vecchie e il chirurgo me li ha tagliati”

Faccia ammutolita!

“Però in giro dico che il cane mi ha strappato l’orecchino e che sono dovuta intervenire chirurgicamente”

Con me può stare tranquilla, il suo segreto non verrà mai svelato.

coniglio alice

Ma la cosa che mi ha più sconvolto è stato l’incontro con una delle vicine di mia madre che non vedevo da un po’ di tempo.
Lei è nota nel palazzo come quella “con il cane cattivo”.
Io sono stato uno delle sue vittime.
Qualche anno fa il suo pastore tedesco mi ha azzannato in garage.
Ora ho un buco sotto il ginocchio e non posso più indossare il kilt! 😛

Ci siamo incrociati nell’ascensore. E siccome sono abbastanza in confidenza con lei (visto che non l’ho denunciata per il morso) mi sono permesso di “commentare” la sua nuova bocca.

“Ciao! Ma che hai fatto alle labbra? Sembri Nina Moric!”
“E’ un miracolo che sia qui”
“Il chirurgo era in realtà un macellaio?”
“No”
“Sei allergica al silicone?”
“No”
“Sei caduta dopo l’operazione?”
“No! Ero in vacanza in Laos. Stavo facendo una gita in pullman. A un certo punto si sono rotti i freni e siamo andati a sbattere contro un altro pullman di koreani. Loro sono tutti morti. Io mi sono spaccata la bocca, quello di fianco a me ha perso il braccio, un altro l’orecchio…”

Che figura di merda che ho fatto! (QUI la notizia)

“Vabbè meno male! Comunque mia cugina conosce un chirurgo bravissimo. Se hai bisogno…”
“Non vuoi che ti racconto quando quello davanti a me ha rotto il finestrino perdendo due dita della mano?”

Il Portinaio

DARK SIDE OF JAPAN

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In Giappone è entrata in vigore la legge sulla sicurezza militare.
Da oggi le forze di autodifesa potranno intervenire all’estero in caso di attacchi agli Stati Uniti o ad altri paesi alleati.
E così il Giappone abbandona la sua “costituzione pacifista” e guarda in cagnesco la Korea del Nord e la Cina.
La Sanrio potrà finalmente produrre il carrarmato di Hello Kitty.

hello kitty carrarmato
Secondo alcune riviste di tendenza il 2016, dal punto di vista turistico, sarà l’anno del Giappone.
Però dovete sapere che un certo Kabu Terauchi ha sequestrato una ragazzina minorenne e l’ha tenuta segregata per due anni in casa. Senza farle guardare manco un cartone animato!!!
Ma è un paese sicuro il Giappone, infatti il rapitore è uscito di casa senza chiudere la porta e la povera sventurata non ha fatto altro che tornarsene dai suoi genitori.
Kabu è fuggito in un bosco, ma a nulla è servita la sua fuga, i poliziotti l’hanno acciuffato prima che si suicidasse tagliandosi la gola.
La Sanrio di risposta ha prodotto Hello Kitty in gabbia.

hello kitty prigione

Niculas Fernando, cattolico singalese è morto in un centro di detenzione per immigrati a Tokyo.
E’ il quarto in un anno.
QUI l’articolo su Internazionale.
16 sono state le impiccagioni sotto il governo del primo ministro Shinzo Abe.
Le ultime due sono state eseguite venerdì scorso. Che da noi era venerdì santo, ma in Giappone un giorno qualunque.
La Sanrio ha prodotto Hello Kitty con il cappio.

hello kitty suicide
Il Giappone si era commosso per la storia del povero struzzo fuggito dal giardino del suo proprietario e morto per cause misteriose. E’ successo di nuovo. Questa volta c’è andata di mezzo una zebra.
Secondo la mia amica Mia san l’equino a strisce apparteneva a un privato. Non si sa come sia finito in un laghetto di un campo da golf.
Secondo i media invece il logo della Juve era scappato da un maneggio. Durante la folla corsa ha trovato uno stagno in un campo da golf e perchè non approfittare per farsi un sano e fresco bidet?
Povera zebrina, l’hanno sedata mentre si lavava il sedere e…glu glu glu è affogata senza neanche cambiarsi le mutande.
La Sanrio ha subito lanciato Hello Kitty annegata.

hello kitty affogata
Giuro non volevo scrivere queste cose per disincentivare il vostro viaggio in Giappone, ma solo per presentarvi la mia ossessione della settimana.
Si chiama Dark Side of Japan. E’ uno Youtuber anomalo, con l’accento toscano e che ha molte cose da dire.

Il Portinaio

DARK SIDE OF JAPAN (e il servizio delle Iene)

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Oggi al negozio di mio zio parrucchiere mi sono saltati tutti addosso.
No, non era una scena di un film porno. E’ che lì dipendenti e clienti sanno della mia passione per la terra nipponica e, dopo il servizio passato ieri sera al Le Iene, (QUESTO il link) tutti avevano qualche cosa da dire.

Il reportage era ancora in onda che già la rete si scatenava.

Subito si sono formati gli schieramenti dei favorevoli, dei contrari e dei rissosi del web che intervengono a cazzo su qualsiasi argomento.

Coltelli e katane volavano ovunque…

Nadia Toffa, simpatica Iena promossa a presentatrice, si è fatta un giro a Tokyo e in una ventina di minuti ha provato a raccontare del complesso immaginario erotico giapponese, con le sue lolite e fantasie sadiche di dominazione, e delle pericolose derive pedopornografiche.

Io il servizio incriminato l’ho visto e un po’ mi puzzava. Aveva l’aria di essere un pretesto per farsi pagare una vacanza portando a casa un montato raffazzonato e banalotto, ma pruriginoso e con la roboante spocchia di un’inchiesta da Pulitzer.

La famigerata irriverenza de Le Iene è ormai solo stile di facciata. Inviati sempre più molesti, ma attenti a non pestare troppo i piedi di riguardo, trattano con lo stesso piglio incalzante e sarcastico piccoli e grandi abusi di potere, marchette per l’uscita di un nuovo libro-disco-film, drammatici casi umani e temi di attualità.

Ogni argomento sembra avere la stessa importanza, affogato in un insulso frullato di contenuti reso vagamente piccante da qualche balletto ammiccante, a volte da un bel paio di tette (ben inquadrate) e qualche ballonzolante pisello (scrupolosamente pixelato).

Così, dopo aver visto Mazzoli (la ‘mente’ dello Zoo di 105) correre in piena notte per Milano con addosso solo un calzino a coprirgli l’uccello, seguiamo la signorina Toffa alla scoperta dei torbidi e indicibili segreti della città di Tokyo.

Per capire più profondamente il legame che unisce manga hentai, idols adolescenti, maid girls, pedopornografia e sfruttamento della prostituzione minorile, Nadia Toffa si fa accompagnare da John Kaminari che, in quanto esperto di videogiochi, sembra avere le giuste competenze per eviscerare gli aspetti culturali, antropologici e sociologici della questione.

Insomma, il reportage non mi ha convinto e tantomeno scioccato.

Però la domanda che la Iena pone alla fine del servizio mi ha colpito: tutto questo “porcellame” di lolite e manga per adulti sublima un desiderio perverso o lo scatena?

Basta la lucida patina kawaii e il fatto che in Giappone sia socialmente accettata a rendere digeribile anche per noi la fantasia di stupro su un minore?

Molti fra i miei contatti yamatologi hanno rilanciato sulle loro pagine Facebook indignate campagne di denuncia e protesta contro il fenomeno delle spose bambine nello Yemen, contro l’atteggiamento omertoso e solidale nei confronti degli stupratori di gruppo in India, contro la barbara pratica dell’infibulazione nei paesi del corno d’Africa o contro l’obbligo del velo per le ragazze musulmane.

Ma se si parla di Giappone tutto sembra lecito e inaffrontabile, frutto di una tradizione culturale misteriosa e affascinante che criticare è tabù.

Suvvia, il fatto che sia patria dei miti della nostra infanzia non lo fa diventare il Paese dei Balocchi.

Nei miei viaggi a Toyko non ho mai frequentato i bar Akihabara con ragazzine vestite da scolarette che servono succhi di frutta pieni di coloranti e ho evitato i locali di Kabukicho dove sculettano fanciulle in età puberale.

Ma ho visto un porno shop e mi ha dato i brividi.

Perché se un paese votato al lavoro permette ai suoi maschi di scaricare lo stress consentendo la vendita di bambole-bambine con cui accoppiarsi ed eccitandoli con la pubblicazione di manga dove ragazzine vengono violentate da polipi, qualche critica credo se la meriti.

Io non sono un esperto e nemmeno mi vanto di essere “la leggenda di Tokyo”, ma il Giappone è un Paese che amo molto. Solo che cerco di discernere tra passione e realtà. Sennò mi diventa il cervello piccolo. E nel mio piccolo mi sto preparando per tornare presto a Tokyo. Tutto qui.

Detto questo il mio parrucchiere mi ha fatto dei capelli che sembro il cantante dei The Colors e un maniaco mi ha lasciato sul parabrezza dell’auto un dvd porno. Giuro!
Paese che vai sessuomane che trovi!

Il Portinaio

kanji giapponesi

DARK SIDE OF JAPAN (la guerra del povero)

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Se volete vivere l’esperienza della fioritura dei ciliegi e magari fare Hanami (il famoso picnic) sotto i petali che cadono come neve, vi consiglio di andare a Novara. In via Marconi c’è un albero gigantesco che pare de sta’ a Tokyo.

Già mi vedo contemplare i sakura e scrivere Haiku: “Ma Novara fa provincia? Scoreggio, rane che cadono”
E’ ancora fresca la polemica della Iena Nadia Toffa VS Giappone. Tutta la rete si è incendiata, ma quello che ne ha giovato di più pare sia stato quel furbetto, con il muso da furetto, di Marco Togni.
Chi è Marco Togni?
Uno Youtuber con scarse qualità di editing video che ha fatto la sua fama con ammorbanti filmini di lui che cammina per Tokyo.
Spassosi sono quelli del suo apparato digerente che riceve quintalate di sushi e altre cibi ricchi di zuccheri sintetici.

Qualche anno fa mi aveva pure commentato (QUI) e persino citato sul suo blog definendomi “impreciso”, pieno di cavolate, ma divertente, come se fossi una foca del circo.

Io non me la sono presa, mica sono permaloso come mia madre che tutte le volte che le faccio notare come pulisco bene il bagno con l’anticalcare risponde: “Cosa vorresti dire? Che io non lavo bene i cessi”.
Togni non scaturisce in me interesse, ammiro però che abbia trasformato la sua passione in un lavoro, ma non vedo in lui sincerità, obiettività e soprattuto umorismo. Soffre di un ego così grande che gli tocca sempre pagare per due.
Questa settimana è  tornato in auge. Ora organizza viaggi in oriente, si autodefinisce la leggenda di Tokyo e stimola in me pensieri morbosi.
“Si sarà sposato per amore o per avere il Visto?”
“Come fa a campare in Giappone se fa il fotografo di matrimoni?”
“E se fosse un agiato borghese trentino?”
“Quando sbaglia i congiuntivi è perchè non ha avuto un’istruzione decente nel suo paese di orgine?”
“Nei suoi video scherza sul fatto che sia ricco. E allora perchè si veste di merda?”
Sono tutte domande che uno dovrebbe chiedersi. I politici italiani non ci dicono la verità, fallo almeno tu Marco! Liberaci da questo dubbio.
Dicci qual è il segreto per diventare una leggenda.
(Le leggende non raccontano mai dei fatti puramente inventati, ma contengono sempre una parte di verità che viene trasformata in fantasia perché gli uomini vogliono scoprire sempre la causa di certi fatti che non conoscono bene e pertanto cercano di spiegarli con l’immaginazione. cit wikipedia)
Grazie al post di Togni sulla trasmissione delle Iene ho potuto riallacciare rapporti raffreddati dai social, cavalcare un’onda che ho sicuramente preso male e soprattuto conoscere il blogger Deusexmaghena, un mago della lingua.
Leggete il suo post QUI.
Giusto per fare un po’ il Portinaio ecco alcuni commenti pescati su Facebook tra la gente comune e Marco Togni il nuovo Terzani.

marco togni nadia toffa
Bisogna avvertire l’imperatore della sua presenza!

marco togni nadia toffa
marco togni nadia toffa
E se vince Bertolaso peggiorerà sicuramente! 😛

marco togni nadia toffamarco tognipio d'emiliaPio d’Emilia è l’unico che può mettere fine a questa polemica. Perchè diciamocelo ci hanno rotto tutti un po’ il cazzo. Tra commenti analfabeti, impreparati giappominkia e haters ammaestrati…è ora di richiamare tutti all’ordine.
E come dice il mio amico “Perchè non lo fai tu un video in Giappone?”
Dio! Odio quando mi zittisce così.
Ma perchè sono povero e soprattutto pigro! 😛
Oggi poi è giornata di lutto, è morto Maldini e metà dei miei parenti vogliono andare al rosario. Io gli ho spiegato che di solito sono i famigliari stretti che partecipano a questo rito, ma ormai hanno già prenotato il pulmino, peccato non sappiano dove abiti l’ex giocatore del Milan.
Ora la smetto di fare l’avvocato di Pikachu e vi consiglio di andare a trovare Eriko Furukawa sulle colline livornesi. E’ un’artista, cuoca, con un’anima pacifista. Leggete QUESTO articolo e dimenticatevi di tutte le polemiche.
E giusto per chiudere in grande. Ecco come si fanno dei video di viaggio!
Vincent Urban Japan 2015.

In Japan – 2015 from Vincent Urban on Vimeo.

Il Portinaio

OHANA VUOL DIRE FAMIGLIA

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Rivolgere la parola alla mia famiglia vuol dire ficcarsi in un ginepraio.
Mia cugina ad esempio continua a tediarmi sul fatto che si alza alle 6 del mattino per andare ad aprire la palestra di suo fratello, che quando non ha 8000 Euro sul conto corrente va in iperventilazione e che è stanca di sentire tutti i suoi parenti parlare di malattie. Mia madre compresa.
Io come al solito faccio un passo indietro per non andare in guerra.
Ho imparato che con quelli più vecchi di me bisogna avere pazienza.
Mia cugina ormai va verso la mezza età, ma non posso farglielo notare perchè sennò rischio il caso diplomatico.
Quando mi chiama annuisco.
Tanto ormai le nostre telefonate assomigliano a un colloquio con un’operatrice di Fastweb.
Una volta sono andato in vacanza con lei e i suoi genitori, che sono i miei zii.
E’ stata una delle peggiori estati della mia vita.
Io ero minorenne. E in più mi avevano portato in un posto noiosissimo, in montagna, in mezzo alle giocatrici di Scala 40 e marmotte che confezionevano la cioccolata. 😛
Passavo le mie serate al bar dell’Hotel a guardare la gente con le carte in mano. Di giorno passeggiate in mezzo al niente, la sera intossicato dal fumo e dai pettegolezzi.
C’era un signore sulla sessantina che si era portato l’amante poco più che ventenne. Una relazione nata nelle aule dell’università. Loro erano primi in classifica nella hit parade delle maldicenze.
Poi c’erano i salernitani che avevano adottato una bambina russa tanto carina. Intoccabili per il loro gesto d’amore.

“Si vabbè quando crescerà quella bambina imparerà solo il meridonale”

Dio non era un albergo, ma un covo di serpi.

Una delle vedove del giro di mia zia puntava ricchi imprenditori con il maglioncino di cachemire legato al collo, si sedeva di fronte a loro senza mutande e rifaceva la scena di Basic Instinct.
Ora è sposata con l’ex marito della migliore amica di mia zia.
Io avevo fatto amicizia con il figlio del proprietario dell’Hotel che soffriva di qualche schizzofrenia malcurata. L’anno successivo si è sparato dentro un cassonetto la notte di capodanno.
Mio zio mi cagava la minchia sul fatto che fossi stato eudcato male. Per lui era insensato che alla mia età non avessi il motorino.
Poi mi faceva un lungo elenco sui difetti dei miei parenti materni.
Una specie di tortura psicologica. Io cercavo di fuggire dai suoi tentativi di plagio, ma le marmotte non mi volevano con loro, maledette bastarde pelose! 😛
Una sera sono uscito con mia cugina e un suo amico. Uscire era una parola grossa, si andava a piedi in paese.
Dopo aver vagato per qualche bar abbiamo incontrato un suo conoscente. Ubriaco.
E cosa ha fatto quella scellerata? Mi ha abbandonato con lui in auto per andare a ballare.
Bene adesso finirò ucciso e buttato sul ciglio di una strada, poi mangiato dai lupi e spolpato dai corvi.
Ma questo sconosciuto ha fatto di più. Ha cercato di molestarmi sotto casa di Mike Bongiorno.
Io sono fuggito dall’auto in preda al panico.
Già mi vedevo su tutti i giornali “Ragazzino trovato morto con in mano il gioco in scatola di Lascia e Raddoppia”
Ho corso più forte che potevo.
Quando sono arrivato in hotel ho bussato subito alla stanza di mia zia per raccontarle tutto e cosa mi ha detto, quando si è rassicurata della mia integrità fisica?

“Non dirlo alla mamma”

Ahaahahahahahahahahahah!

Porco diaz! Come no?

Al ritorno dalle vacanze, ci siamo fermati in un ristorante vicino casa.
L’ultimo supplizio.
Mio zio, con il bicchiere in mano,  ha iniziato a sminuire il lavoro dei miei parenti materni.
E poi con quello sguardo da rottweiler pronto per azzannare un povero coniglietto si è rivolto a me.

“E tu cosa vuoi fare da grande? Il parrucchiere ricchione come tuo zio?”
“A parte che mio zio non è ricchione e anche se lo fosse che problema ci sarebbe? E poi…”

E poi dovevo stare zitto. Come faccio adesso. E invece.

“E poi meglio che diventare zoccola come tua figlia”.

Beh è partita una sberla così forte che gli occhiali da sole che avevo in testa sono volati nel piatto di una che stava tre tavoli più in là.
Sono fuggito dal ristorante.
Ho corso più forte che potevo.
Sono arrivato a casa dei miei genitori e ho raccontato tutto.
Questo è per dire a Silvio Muccino che la prossima volta che deve risolvere delle questioni con suo fratello Gabriele invece di andare a raccontarle a Giletti può benissimo rivolgersi a un giudice e non sfrancicarci la minchia. Che è anni che ogni volta che deve uscire un loro film non si fa altro che parlare dei loro panni.
Io lo trovo pessimo.
Poi facessero dei capolavori.

Il Portinaio


CHIBIUSA CAFE’

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Chiuso il temporary bar di Takashi Murakami Roppongi Hill propone il bar di Chibiusa la “figlia” di Sailor Moon, quella con i capelli rosa.
Non ve la ricordate?
Non era molto simpatica, veniva dal futuro in cerca di aiuto e aveva un carattere arrogante e un po’ ruffianello.
E a un certo punto si era pure innamorata di un cavallo. Buongustaia!

Il Chibiusa Cafè viene inaugurato insieme alla mostra Sailor Moon art exhibit.

Il Menù prevede:

Parfait (che è un semifreddo francese) Miracolo Romantico.
Ripieno di crema al cioccolato, gelatina colorata, quattro strati di lampone e un po’ di robe trovate in cucina.
Praticamente una raccolta dell’umido! 😛
A Soli 1250 ¥

chibiusa cafe
Pudding a la mode
Il pudding è un dolce inglese e tra i suoi ingredienti c’è la sugna.
Io pensavo che la sugna fosse un modo volgare per chiamare la vagina.
Posato su un letto di frutta, da gustare con le amiche diabetiche.
1100 ¥

chibiusa cafe
Luna P Berry Mousse
Mousse ai frutti di bosco a forma di testa di gatto. Per i puristi della serie Luna P.
Anche questo dolce è servito su un letto di frutta. Si vede che ne hanno tanta da far fuori. Poi si sa in Giappone costa cara. Quindi approfittante visto che costa solo 1200 ¥

chibiusa cafe
Sailor Moon Special Burger
Panino rosa che assomiglia più a due fette di culo con dentro un hamburger, pancetta, uovo fritto, lattuga.
Servito con patate e sottaceti a forma di stella. 1600 ¥ rutto incluso.

chibiusa cafe
La pasta di Tuxedo Kamen
I petali di rosa sono stati creati a mano aggiungendo al lavorato della pasta un po’ di salsa di pomodoro piccante.
Gli spaghetti spero siano commestibili. 😛
La maschera ahimè non si può indossare.
Alla larga i celiaci
1300 ¥

chibiusa cafe
I tre talismani al Curry
Scusate, ma non sono riuscito a capire se siano polpette di riso servite su vomito di gatto o agglomerati di pasta scotta affogati in bava di lumaca.
Le salse sono al gusto di spinacio, nero di seppia e curry.
I talismani sono fatto un po’ alla cazzo, ma si vede che il forno funziona male. 😛
1450 ¥

chibiusa cafe

Per altre info visitate il sito QUI.
Se siete a Tokyo questo l’indirizzo:

Chibiusa Cafe / ちびうさカフェ
Address: Tokyo-to, Minato-ku, Roppongi 6-10-1, Roppongi Hills Mori Tower, 52nd floor
東京都港区六本木6-10-1 六本木ヒルズ 森タワー 52F
Open 11 a.m.-10 p.m.

Buon appetito, piatto pulito, niente macchie sul vestito

Il Portinaio

Per altre storie strane su Sailor Moon e per rispolveravi le memoria cliccate prima QUI e poi QUA

PER ELISA

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Paolo Madeddu giornalista e critico musicale ha recensito il nuovo disco di Elisa sul suo blog Amargine.
Madeddu scrive benissimo, diciamocelo subito. E spara subito cartucce pesanti su “On”.
Se volete leggere il suo pezzo cliccate QUI.
Il problema è che la coach friulana della squadra bianca di Amici non si è offesa per le cacche di uccello piovute sul suo lavoro, ma per una frase che tira in ballo il campionamento della voce di sua nonna usato in un brano.

“Bruciare per te, brano che rivela dove andrà a parare fin dalle prime note, con le tastiere che prendono la rincorsa in cerca della quaterna di accordi su cui appoggiare l’unz unz unz, ma preceduto e chiuso dal DeFilippismo assoluto della nonna di Elisa (credo) che canta Serenata a Marirosa di Otello Boccaccini”

Elisa on paolo madeddu

Non capisco se Elisa da quando frequenta il clan di Maria ambisca a diventare la nuova Cipollari oppure se abbia delle difficoltà con la lingua italiana.
Nessuno ha offeso sua nonna.


Ma si vede che il disco, con la copertina più brutta dell’anno (tra l’altro un po’ copiata da Elio e le Storie tese) ed Elisa dovevano rivelarsi per quello che sono.

gattini elio e le storie tese
Elisa è diventata un prodotto televisivo, da promessa alternativa si è trasformata nell’ennesima adepta della Signora della Tv.
Non è più la Bjork di Monfalcone, ma quella che fa Amici. La Pj Arvey della Bisiacaria è diventata nazionalpopolare, forse perchè affamata di gloria e meno di musica.
Peccato.
Perchè poi sul suo facebook si è divertita a leggere i commenti dei suoi fans che insultavano pesantemente il giornalista reo di aver detto quella che pensava. Che ci sta. E’ il suo mestiere.
Cari cantanti dovreste adottare il motto “I don’t give a fuck”, senza trovare scuse a cui appendervi sennò, fatevelo dire, siete permalosi!
Per le balle di Fra Giulio Elisa dillo che ti sei offesa per il giudizio e che la nonna era solo una scusa. Perché se non è così allora non sai veramente l’italiano.
Detto questo mi chiedo come tu possa ancora rimanere seduta sulla sedia di Amici in compagnia di Anna Oxa, la Bertè e Morgan. Per Dio sono da Tso!
Dammi di più, fammi vedere che sei una donna felice del suo mestiere. Possibile tu abbia scelto haters e smanettoni come tuoi legittimi difensori?

Il disco poi è discutibile. Madeddu non ha tutti i torti. Ma alla fine questa polemica ha fatto bene a entrambi.
E a me interessano i pettegolezzi, quindi siete manna dal cielo.

Elisa on

 

Elisa on

 

Elisa on
Questo commento è fantastico:

Elisa on
Questa “giornalista” l’ho rintracciata e scrive QUI (è imbarazzante)

Cara Elisa ti lascio con una tua citazione e una domanda:

e sembra veramente che tu sappia tutto e niente riesce più a ferirmi a farmi male arrivare a distruggere scalfire o anche solo minacciare quel che c’è di buono in me
(Elisa)

Il gatto l’hai castrato? 😛

Il Portinaio

I FIGLI DELLA LUCE (e anche del design)

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Milano si è appena ripresa dalla settimana del Salone del Mobile.
E’ quasi un obbligo viverlo. Un po’ perché in giro per la città ci sono eventi e installazioni che la rendono più carina e poi perchè trovi sempre storie da raccontare e personaggi alquanto bizzarri.

salone del mobile 2016
Il nuovo centro culturale “Base”, nuovo polo di eventi e mostre, ha subito pestato una merda. Ha dedicato un piano a bancarelle di collanine e magliette.
Niente mobili. Niente designer cinesi.
Zona Tortona era invasa da opinabili creatori di mode.
Uno su tutti questo:

salone del mobile

Va bene che c’è la crisi e che dobbiamo reinventarci, ma almeno un pochino di gusto estetico.
Ho fatto il pieno di oggetti, sono andato in loop dopo dieci minuti. Ma solo una mi ha folgorato sulla via di Scavolini Damasco: tale Daniela Dallavalle.
Artista poliedrica presenta al quinto piano di un palazzetto in via Tortona 9 un potpourri di cose senza senso. C’erano sedie impreziosite con chicchere bianche, abiti lasciati al porto in balia di gabbiani con la dissenteria,

daniela dallavalle

gambe di manichini legate a tronchi di legno,

salone del molbile zona tortona

occhi lacrimanti che pendevano come acchiappasogni

daniela dallavalle

e maschere di dolore che cercavano di baciarsi.

salone del molbile zona tortona

Il tutto inframmezzato da frasi fatte e senza senso scritte a mano da qualche ripetente di un corso di calligrafia di provincia.

salone del mobile
Il suo pezzo top è la seduta a forma di cilindro che ha chiamato simpaticamente Chillin…dro.

salone del mobile
Meno male che c’è qualcuno che stimola la mia fantasia.
Daniela è una performer di body painting, una stilista, una designer d’interni, una pittrice, una scultrice di candele. Ma scegliere un mestiere e farlo bene?
QUI il suo sito.
Questa è lei, con qualche problema di daltonismo. (notare i piedi)

daniela dallavalle

Nel mio vagare senza una meta sono finito davanti alla chiesa di Sant’Eustorgio.
A mezzanotte era ancora aperta.
Forse ci sarà qualche matto progettista di altari nuziali.
E invece ecco arrivare il volantinatore folle, speriamo non sia qualche Pr di feste imbarazzanti.

“Ciao noi siamo i figli della luce. Vieni anche tu all’incontro con Don Roberto Petruzzi, porta i tuoi amici ammalati, pensionati, disoccupati e depressi”
“Scusa?
“Noi riusciamo a guarire le persone”

Ho preso il volantino senza dare troppo peso a quello che diceva.

salone del mobile

Mi sono fatto un giro in chiesa e ho notato che c’erano un sacco di giovani che pregavano, cantavano e facevano la coda per inginocchiarsi davanti al tetro dossale che raffigura papi, angioletti e il poverò Gesù crocifisso.

Mentre uscivo ho dato un occhio al modesto flyer e ho notato che i Figli della Luce sono ispirati dall’esorcista Gabriele Amorth. Io questo lo conosco. (ne avevo già parlato QUI)
Devo saperne di più.
Sono corso fuori con i miei amici a cercare il sensibilizzatore sociale.

“Mi scusi buon uomo…”
“Ciao noi siamo i figli della luce. Vieni anche tu all’incontro con Don Roberto Petruzzi porta i tuoi amici ammalati, pensionati, disoccupati e depressi”
“Me l’hai già detto prima”
“Allora vieni al nostro incontro il 23 Aprile a Milano. Ci sarà Don Roberto Peruzzi che con il suo forte carisma è in grado di guarire le persone che hanno 7/8 patologie”
“Veramente?”

Poi quei comunisti radical chic dei miei amici l’hanno guardato in cagnesco e mandato affanculo.
E io non ho potuto avere l’opportunità di conoscere l’esorcista Amorth.
I Figli della Luce sono un gruppo di preghiera. Secondo il loro sito sono nati per volontà del Padre e pregano costituendo cenacoli di preghiera presso le famiglie. Ma nei cenacoli il Menù è fisso oppure c’è l’All you can eat? 😛
Dal sito non si capisce una mazza di cosa facciano. (QUI) La loro pagina Facebook ha pochissimi follower, ma sul volantino viene riportato il programma del prossimo evento che si concentra sul potere di liberare e guarire, grazie all’esperienza di Don Roberto Peruzzi. Liberare da cosa però?

salone del mobile

 

Ore 13.30: Preghiera di Lode e invocazione spirito santo (speriamo anche torneo di Burraco)
Ore 15:30: Coroncina della divina misericordia e intervento di Suor Angela Musolesi (Corsi di Alligalli per i più devoti)

La suora è una studiosa di esorcismi. Dichiara (QUI) che le preghiere per la liberazione dal demonio, dallo stress e dalla sfiga possono essere fatte solo se il diretto interessato è presente nel gruppo, nel caso dovesse mancare all’appuntamento può comunque telefonare per ascoltare i carismatici allontanare il demonio dalla sua vita.
Chissà se la Tim fa delle offerte per questo tipo di pratiche.

Ore 17:00 Preghiera di guarigione e passaggio del Santissimo in Assemblea, testimonianze di guarigione, benedizione con olio esorcizzato. (Cerette e cure estetiche per le più bisognose)

Ma la merenda non la fanno?

Ore18:30 Processione finale con Statua di Madonna Santissima di Fatima. (Saggio finale di Zumba)

Don Roberto Peruzzi (QUI il sito) è un sacerdote diocesano che pare guarisca con l’imposizione delle mani o chissà con quale scettro magico. Magari è Sailor Moon travestita da prete.
Nel volantino viene anche offerta una possibilità di carriera, fino ai più alti livelli.
Non ho capito molto bene il lavoro che viene proposto, ma questo vi sembra un annuncio?

salone del mobile

I miei amici non mi vogliono accompagnare all’incontro con i figli delle luce, ma forse hanno ragione loro, questi sembrano più sciacalli pronti a sbranare anime perse. Si fanno portavoce di personaggi discutibili e illudono chiunque incroci il loro sguardo. Mi sa che la loro madre non è la luce, ma una che fa il mestiere più antico del mondo.
(Che non è la prostituta, ma il cacciatore) 😛

Il Portinaio

PADRE NOSTRO (Iva Zanicchi non ci sta più dentro)

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Prendi un presepe vivente e una cantante in età avanzata, aggiungi un coro di bambini e mettici pure la voce di Bergoglio.
Ecco il ritorno musicale di Iva Zanicchi featuring Papa Francesco.
Tratto dall’album “Padre Nostro”, uscito il 1 Aprile. Il cd contiene alcune tracce del Musical “il Primo Papa” e da “L’infinitamente piccolo. Le vie dei pellegrinaggi” di Angelo Branduardi.
Un disco da non perdere!
Il video è stato girato con due euro. La povera Iva si presenta con una piega effetto “mi sono appena alzata dal letto” e una mise degna di nota: lupetto nero con serafina morbida color melanzana per nascondere le abbondanti mammelle.
E’ spendeteli sti soldi! Che vi costa chiamare almeno una parrucchiera qualunque?

Habemus il tormentone trash dell’estate.
Ricordiamo che Iva quando è stata Europarlamentare (in quota a Forza Italia) aveva votato a favore della revisione della direttiva europea sugli animali usati per la sperimentazione scientifica, dichiarando dopo le polemiche: “Mi sono fidata dei miei assistenti… Non posso mica seguire i lavori di tutte le commissioni!

E’ giunto il momento che anche L’aquila di Ligonchio si unisca al clan di Claudia Koll e Brosio. E che la Madonna interceda per tutti e tre.

GITARELLA AL CENTRO COMMERCIALE “IL CENTRO” DI ARESE (con mia madre)

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I miei genitori hanno fatto l’esame dell’udito.
Mio padre nonostante le sue alterazioni fisiche ci sente bene. Mia madre invece pare stia diventando un po’ sorda.

“Mamma hai visto Rita Dalla Chiesa che faceva un comizio a favore della Meloni?”
“Vende i meloni?”
“Ma cosa dici!!! Ha fatto una pantomima sui matrimoni gay durante un raduno di fascisti pro-Salvini”
“Cosa? Vuole far sposare dei gay con Salvini?”
“Senti ti va di andare al centro commerciale di Arese?”
“Non mi piace il pavese. E’ pieno di zanzare”

L’ho caricata con la forza mentendole spudoratamente.
Il Centro (questo il nome del centro commerciale…mamma mia che fantasia) sorge sulla ex Alfa Romeo di Arese. Per arrivarci ci sono due strade. Quella normale, ricca di semafori e rotonde, oppure l’autostrada. Per chi viene da Varese è consigliata l’uscita di Lainate, che ha un casello con solo tre porte.
Ovvivamente quando hanno costruito il centro commerciale non hanno pensato all’affluenza che avrebbe generato.
Nel parcheggio abbiamo girato come dei randagi. A un certo punto ci siamo fermati di fianco a una signora che stava caricando la spesa sull’auto.
Lei ha fatto finta di niente. Ha rimesso il carrello al suo posto, controllato il trucco allo specchio, aggiornato i suoi social, fumato una sigaretta. Poi mia mamma spazientita…

“Scusa, ma abiti qui o lo stai facendo apposta?”
“Sto aspettando mio marito che si è dimenticato di comprare le mutande”
“E non vedi che siamo qui ad aspettare come degli scemi”
“Il parcheggio è grande, potete andare da un’altra parte”

I centri commerciali rendono le persone brutte. Nel verso senso della parola. E’ come se ci fosse un virus.
Orde di persone vestite male arrivano come zombie pensando di trovare chissà quale cura alla loro frustrazione estetica.
Le gang di ragazzini hanno fatto loro questi luoghi. Abitano davanti alle porte scorrevoli, con i loro boxer a vista e i cuccioli di pittbull.
Mi avranno scroccato 3 sigarette in cinque minuti.
Io li odio. Con le loro tute del cazzo e quei ciuffi alla El Shaarawy.

Ad accoglierti all’ingresso del Centro ci sono un Birrificio, una Piadineria, il ristorante emiliano e un’enoteca.
Il colosso KFC è al primo piano, quasi fosse una specie di oracolo da venerare.
C’era la coda alle 4 del pomeriggio. Secondo me vendono miracoli fritti e le commesse fanno vedere i capezzoli. Perchè non si può spiegare questa cosa, ma soprattutto non puoi fare merenda con del pollo fritto.
Mia mamma ha già male ai piedi ed è allucinata dalla quantità di persone che camminano e urlano.
Per rendere appettiso questo post l’ho lasciato in mano a lei.

“Allora adesso devi prendere appunti e scrivere tutti i nomi dei negozi”
“Ma tu sei scemo!”
“Allora tu leggi le insegne e io scrivo”

Sembravamo due addetti alla sicurezza.

“Allora figliolo prendi nota. Qui c’è Benettò, sAslei, Calvinclei e Ifgier”

Che tradotto è: Benetton, Sisley, Calvin Klein e Tommy Hilfiger.

L’unica cosa che mi ha attirato in questo posto è il negozio della Lego. Oppure dovrei dire l’unica cosa che mi attirava di questo posto era il negozio della Lego. Praticamente non esiste.
E’ un locale grosso come il mio salotto con due scaffali e quattro scatoline di mattoninci colorati. Nulla di più.
Anche Primark, il marchio londinese dei vestiti economici è qualcosa di indescrivibile. Sembra di entrare in un negozio dell’ex unione sovietica. Regna il poliestere, l’uranio impoverito e i prezzi sono veramente bassi. Però muori dopo sette giorni.

“Figliolo, ma che schifo qui dentro! I vestiti non hanno forma e la gente parla ad alta voce”
“Mamma purtroppo i poveri vengono qui”
“Ma sono anche scemi!”

Come biasimarla.
Il Centro potrebbe diventare un bellissimo set per la nuova stagione di Walking Dead. Vengono studiati percorsi, stimolati i sensi e distrutti i pochi neuroni dei clienti.

“Scrivi che qui c’è Napapui (Napapijri), Armoni e black (Harmont & Blaine) e Orgasmi”
“Cosa hai detto?”
“Aspetta che metto gli occhiali…Origani”

Mia mamma nonostante l’età e il suo abbondante seno continua a provarsi magliette di pizzo per ragazzine di 16 anni. Poi si lamenta ad alta voce che non fanno le taglie forti.
Il Centro è un riassunto di qualsiasi corso cittadino ormai globalizzato. E’ comodo perchè trovi tutto e non puoi inciampare in qualche museo o mostra. Non sia mai che ti venisse voglia di cultura.

“Qui abbiamo Terronanova, Giecgi0′ e Pull bir”

Traduzione: Terranova, Jack Jones e Pull & Bear.

Il negozio preferito di mia madre è Zara Home, perchè dice che è pulito, profumato e ordinato. Si stupisce sempre come io possa frequentare H&M e l’Oviesse.
In effetti i miei jeans durano giusto due lavaggi. Proprio l’altro ieri mentre l’aiutavo a spostare i vasi mi si è aperto in due il pantalone. E sono rimasto con fuori i testicoli tutto il pomeriggio. Visto che anche il mio intimo non è di grande qualità. (Tezenis ti fischiano le orecchie???)
Una bambina sulle scale mobile domanda al papà cosa voglia dire H&M.
Lui tutto orgoglioso risponde:

“E’ una sigla. M sta per Madonna. Perchè è suo questo negozio”
“E H?”
“Di Hotel!”

Al Centro trovi anche il negozio Desigual, il brand spagnolo tutto colorato che manda in tilt le diottrie.
Per le scarpe da ginnastica c’è un sacco di scelta: da Footlocker (QUI quando ho fatto il colloquio da loro) a quegli stronzi di Aw lab, che non mi hanno assunto con questa scusa:

“Perchè sei venuto qui per cercare un lavoro con il bel curriculum che hai?”
“Mi avete chiamato voi”
“Ma è come tornare indietro”

oppure ci sono quegli scellerati di TreEsse che mi hanno rimbalzato per l’età.

“Scusa avevamo letto 1986 sul tuo curriculum. Invece hai dieci anni in più”
“Quindi?”
“Noi assumiamo solo gente giovane”
“Va bene. Andrò a guardare i cantieri”

Mia mamma si è provata un paio di scarpe. Per l’esattezza queste.

scarpe da ginnastica strass
Appena vede tre strass esce pazza.
Questo il dialogo semiserio fra lei e il commesso pirla.

“Sono molto belle, ma mi sento andare indietro”
“Ma ha il tacco dietro”
“Io ho bisogno di un po’ di zeppa”
“Ma ha il tacco dietro”
“Non è un tacco. Io ho bisogno di un po’ di zeppa”
“Ma ha il tacco dietro”
“Senti ragazzino io ho venduto scarpe per 30 anni. Se per te questo è un tacco ti consiglio di cambiare lavoro, non mi prendere in giro che io ho 40 anni più di te e una certa esperienza. Mi chiamavano Miss sorriso, ero la più bella di tutte le commesse del corso, ero stata anche eletta impiegata dell’anno e ho perso per un soffio la fascia di Miss Muretto ad Alassio solo perchè mio padre ha sbagliato uscita dell’Autostrada e ci siamo persi ad Arma di Taggia. Alla fine con i risparmi di una vita ho aperto un esercizio tutto mio, ho cresciuto un figlio e ho un marito disabile a cui hanno amputato una gamba, oggi c’è freschino, avrei dovuto portarmi delle ciabatte e in questo centro commerciale c’è puzza di fritto. Quindi questo non è un tacco. Io ho bisogno di una zeppa! Ok?”

Mia mamma crede che il negozio Mango sia stato aperto dai parenti del noto cantante scomparso due anni fa.
Di Pittarosso non ha stima, ma solo perchè non si capisce un cazzo quando entri e tutte le scarpe sono di pessima fattura.
All’ingresso del negozio fashion Motivi un cartellone strilla “Una ragazza dovrebbe essere di classe e favolosa”.
Certo finchè non si accorge che indossa abiti cuciti da poveri sfruttati e sottopagati.
C’è ogni genere umano al Centro di Arese.
Ci sono signore che parcheggiano poveri anziani sulle panchine con un gelato in mano, bambini impazziti che piangono per ogni cosa, milf in assetto da guerra pronte a sedurre giovani con l’ormone impazzito, bambine che si travestono da veline con dieci Euro, mamme masochiste con passeggini gemellari, cretini che lasciano pisciare i cani sugli orli dei jeans di Bershka (giuro l’ho visto) e matte che camminano con tacchi alti 14 centimetri.
Possiamo decidere di non frequentare questi posti, ma non possiamo fare finta che non esistano. Difficile sperare il loro fallimento, ma se la storia è fatta di corsi e ricorsi, magari fra qualche anno ritorneremo a una società medievale e potremo finalmente coltivare e produrre solo quello che ci serve.
Ma soprattutto potremo bruciare le commesse di Tezenis come streghe eretiche! 😛

Il Portinaio

“Figliolo c’è Talli uelli, Ascolt e Calzemonia”
“Si dice Tally Weijl, Alcott e Calzedonia”
“Ho capito, mica sono sorda!”

Poi c’è questa qui!!!

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